La comunicazione sbagliata di Dario Franceschini


Non entro nel merito delle questioni politiche che legano l’ex-segretario PD al proprio partito. Sento di fare questo commento solo per evidenziare le lacune comunicative di Dario Franceschini in tempi in cui, al contrario, erano necessari determinazione e fermezza.

In politica non si era mai assistito al bombardamento di così tanti nuovi punti di riferimento comunicativi come quelli rappresentati dai registri che usa Berlusconi. Mi aspetterei dai politici che non la pensano come lui per lo meno l’uso di registri linguistici altrettanto efficaci. E’ ormai noto il culto della personalità del Premier. Non lo sentiremo mai ritrattare, in modo negativo, una affermazione o una scelta compiuta pubblicamente. Eventualmente si oppone alle critiche passando all’attacco dicendo che “è stato travisato”, “i giornalisti hanno scritto cose non dette”, “spesso distorgono la realtà”. Quindi, anche di fronte all’evidenza dei fatti (vedi caso escort, vedi ddl sul processo breve) non lo sentiremo mai pronunciarsi a suo sfavore. In termini di leadership questo è un atteggiamento vincente.

Prima delle recenti elezioni, Franceschini ha diffuso un video su Youtube (http://www.youtube.com/watch?v=A3bYmg9tYwA) e l’ho trovato pieno di contraddizioni comunicative. Alcune meritano davvero attenzione:

(0:26) “Oggi noi non governiamo”. Perché fissare nella testa della gente una banalità, dai connotati negativi, che è già evidente per l’opinione pubblica?

(0:29) “Un grande partito può fare bene anche stando all’opposizione” Qui si tende a radicalizzare l’idea che il PD (o chi sta all’opposizione) trovi il suo ambiente naturale nello stare all’opposizione. Andava detto esattamente l’opposto, evidenziando il disagio nello stare all’opposizione in modo tale che l’ambiente naturale sia quello del governare.

(1:10) “La destra e Berlusconi hanno governato il paese per ben 6 degli ultimi 8 anni”. Dichiarazione di forza degli avversari.

(1:41) “Mi sto confrontando con un avversario che ha mille volte più potere di me”. Ecco come sancire la superiorità dell’avversario. C’è bisogno di ammetterlo? Mi stai confermando che tutto sommato è meglio affidarsi a Berlusconi che nelle sue molteplici contraddizioni e conflitti (più o meno d’interesse) e’ sempre mille volte più potente di te. Così sei perdente a prescindere.

Voi mi direte: “Eh, ma mica tutti danno il giusto peso alle parole”. Sbagliato. Anche il cervello meno allenato (senza fare troppe similitudini) sa riconoscere un’accezione negativa da una positiva. Alla fine del discorso viene fuori un bilancio celebrale che è di fatto la percezione di ciò che si è sentito, l’impressione generale. Quello che sto cercando di dimostrare è che se, al suo discorso, Franceschini avesse tolto le parti sopra, il contenuto avrebbe filato lo stesso evitando inutili e dannose (sempre dal punto di vista della comunicazione) implicite ammissioni di sottomissione. Il discorso ne avrebbe acquistato in forza e concretezza.

Anche il modo di comportarsi è comunicazione. In campagna elettorale per le primarie è praticamente andato a “chiedere scusa” a tutti: agli imprenditori, alle donne, al mondo interno per gli errori commessi in passato dal partito. Più volte da lui stesso ammesso nei vari talk-show e interviste (provate a digitare “Franceschini chiede scusa” su Google e guardate cosa viene fuori). In questi casi bisogna lasciare che il tempo metta una pietra su ciò che è stato in passato. Se lo ritiri fuori riporti alla mente dei tuoi elettori situazioni negative. Ce n’è bisogno? I leader non hanno mai una gran voglia di chiedere scusa.

La scelta del vice-segretario nero giustificata con “non solo perché e bravo, ma soprattutto perché è nero” è un imbarazzante autogol che non merita neppure troppe spiegazioni.

Il calzino turchese è stata solo l’ultima di questa sequenza di errori. Credeva di sancire chissà quale libertà personale. Si capirà meglio in seguito che il magistrato non starà al gioco di Brachino e, restandosene in silenzio, attualizza una saggia strategia comunicativa (la sua). Franceschini con quel gesto ha scelto di fare proprio un carico mediatico che non gli apparteneva ed ha semplicemente generato imbarazzo tra i suoi colleghi di partito e alleati. Non ha caso nessun leader “amico” lo ha seguito nella provocazione.

Questi comportamenti e le frasi che vi ho riportato sopra, denotano una certa ingenuità stilistica (ma anche di contenuto) da parte di Franceschini. Una specie di umile buona fede che si giustifica solo al chierichetto quando sbaglia a servire messa, non certo a colui che vuole essere, non dico un trascinatore, ma almeno un sicuro punto di riferimento di parito. Che lo vogliamo o no le cose stanno così: ottieni consenso solo quando sei credibile (molto spesso a prescindere dalla bontà di ciò che si dice). Se, al contrario, si preferisce che la commiserazione predomini negli assunti, l’esito è già scritto: amaro in bocca e senso di impotenza.

Mi sento di dare un consiglio al popolo del PD, ma soprattutto ai suoi dirigenti: l’arma di comunicazione più efficace per sconfiggere una persona che ha il culto della personalità e dallo spiccato approccio ego-centrico è una sola: l’indifferenza. Ignorare chi fa di tutto per essere notato è la migliore strategia comunicativa.

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