Antropologia spicciola: Da Da Da, Report e l'autolesionismo RAI


"Da Da Da" è la quadratura del cerchio di un ambiente che guarda solo a se stesso, che vive di ricordi e non riesce a staccarsi "Ah, com'era bello prima", "Ah, com'erano bravi", "Ah, quanto si stava meglio quando si stava peggio" e via andare. Subdola scorciatoia per fare ascolti a costo zero. "Da Da Da" non mi piace perchè è l'ennesima conferma alla rinuncia alla ricerca, allo sviluppo. E' l'acme di una serie di trasmissioni in cui si avverte un'inquietante appiattimento della creatività ("La Confraternita degli uguali" di HG). E' l'umiliazione dello spettatore.

L'impianto di Report è uno dei pochi (se non l'unico) che riesce a contestualizzare il servizio pubblico? Benissimo, ma è un programma di denuncia e di indagine giornalistica. Dove sono i "Report" dell'intrattenimento? Dove sono i "Report" degli eventi sportivi? E i "Report" della cultura? Dei TG e dello spettacolo?

Se la RAI fosse una televisione dinamica, attenta ai cambiamenti della società - con relativo spirito di adattamento - di programmi come "Da Da Da", non se ne sentirebbe davvero il bisogno.

Vedrete che, a breve, assisteremo al "Premio città di Pinco Pallino", "Serata sotto le stelle", "Moda mare & fantasia", "Vento d'Estate" e ancora film in bianco e nero, repliche, inutili multi-contenitori del mattino dove si parlerà di calli, di cronaca nera, di meteo, come se tra gli argomenti ci fosse un serio nesso logico.

Fatta così, la televisione, sembra che voglia raggiungere il target della sala TV dell'ospedale dove trascorrono un po' di ore i malati costretti al ricovero.

Esiste il problema della politica, è vero. Ma anche se fosse, perchè è tutto fermo, tutto ingessato, tutto stanco e già visto? Considerato che staccare la RAI dal parlamento è come staccare il neonato dalla tetta della mamma, una volta spartite le poltrone al vertice ( di qualsiasi colore esse siano), non è possibile assumere dei sottoposti competenti e tornare a far scorrere il flusso delle idee?

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